L’avvento della pandemia, improvviso e quanto mai inaspettato, in tanti settori merceologici ha purtroppo causato una decisa frenata dei fatturati e delle commesse: ciò non è avvenuto nel settore del Pest Management, che, seppur colpito da una lieve flessione dei servizi tradizionali, è stato interessato da un incremento vertiginoso di richieste di sanificazione.
Un comparto, quello della sanificazione, che ha messo in campo tanti dubbi sulle modalità di intervento, alimentate anche dai media, per esempio sulle polemiche in merito all’utilizzo di ozono o di nuove tecnologie, quali raggi UV, lampade ultraviolette o ancora di sistemi di distribuzione nell’ambiente di prodotti battericidi e virucidi.
“Un po’ di chiarezza – commenta Dino Gramellini, presidente di Sochil Verde – è emersa solo quando la comunità scientifica internazionale ha sdoganato queste tecnologie, rassicurando l’opinione pubblica. Oggi, quindi, abbiamo a disposizione una molteplicità di sistemi di intervento sulla sanificazione che non si basano unicamente sulla chimica, ma mettono in campo anche tanta tecnologia. Il problema principale per chi eroga il servizio è sostanzialmente la formazione e l’aggiornamento continui, per conoscere queste nuove metodologie, al fine di metterle in pratica nel modo più efficiente e sicuro possibile, cosa che la nostra azienda ha cominciato a implementare subito dopo l’avvio dell’emergenza pandemica”.
“Capita – continua Gramellini – che coloro che sono preposti all’affidamento di servizi di sanificazione possa trovarsi in difficoltà, per identificare la modalità di intervento più idonea e le tecnologie più efficaci. In questo caso è fondamentale l’approccio di noi professionisti, che, sulla base della tipologia di intervento, siamo in grado di orientare il cliente verso la modalità operativa più funzionale a quel determinato contesto, utilizzando prodotti specifici, in linea con le normative del momento, il cui uso è riservato unicamente ad operatori professionali”.