L’orientamento che abbraccia ogni attività economica punta sempre più alla sostenibilità ambientale, un valore aggiunto che è costante in ogni processo di ricerca e innovazione nelle produzioni e nei servizi: ciò avviene anche nell’ambito della disinfestazione, un settore in cui fino a qualche tempo fa era prevalente l’uso esclusivo di sostanze chimiche tossiche, per debellare infestanti di vario tipo.
“A volte accade – spiega Dino Gramellini, presidente di Sochil Verde – che anche antiche tecniche di contrasto ad animali indesiderati possono essere il punto di partenza verso nuove frontiere e innovazioni tecnologiche, come è successo con la disinfestazione tramite il calore. Da sempre sappiamo, infatti, che vari tipi di insetti (ma non solo) trovano condizioni di vita sfavorevoli a contatto con alte temperature: questa realtà di fatto ha permesso di sviluppare tecnologie ed attrezzature in grado di sviluppare alti livelli di calore dove è in atto un’infestazione. Si tratta di termoconvettori alimentati a GPL o elettrici (noi preferiamo questi ultimi) che, posizionati in un determinato ambiente, sviluppano e mantengono temperature attorno ai 60°, un clima che risulta fatale per vari tipi di infestanti in qualsiasi stato vitale, a differenza di sostanze chimiche, efficaci su larve ed adulti, ma non sulle uova. Questo tipo di disinfestazione presenta un’assoluta tutela dell’ambiente, in quanto non viene impiegata alcuna sostanza chimica e un successo totale, raggiungibile, in alternativa, solo con gas altamente tossici, per il cui utilizzo, fra l’altro, serve uno specifico patentino”.
L’utilizzo di termoconvettori per la disinfestazione ha avuto un rapido incremento nella lotta alle cimici dei letti, classico infestante in camere d’albergo, comunità residenziali e stanze da letto di abitazioni private; vengono ampiamente impiegati anche per la lotta ai tarli (mobili d’epoca e strutture fisse in legno) e agli infestanti presenti in stabilimenti produttivi del settore alimentare (mulini e pastifici in primis). L’intervento consiste nel posizionare uno o più termoconvettori nell’ambiente da trattare, dopo averne calcolato precisamente la cubatura: nel caso più classico, ovvero la camera d’albergo, è sufficiente l’azione del macchinario per circa 48 ore per avere la meglio sulle infestanti. Ovviamente la durata dell’intervento può subire variazioni secondo la stagionalità (in inverno le basse temperature aumentano i tempi per raggiungere i 60°) e secondo le dimensioni, come nel caso delle aziende alimentari, dove si trattano contemporaneamente anche superfici molto estese.
“Da ricordare – continua Gramellini – che la produzione di termoconvettori per la disinfestazione si è evoluta notevolmente negli ultimi anni, sia in termini di dimensioni dei macchinari, che oggi sono decisamente più ridotti, mantenendo la medesima potenza, sia per le connessioni in rete: quelli più avanzati oggi permettono, oltre che la gestione dal quadro di comando, anche quella da remoto tramite una app dedicata. A questo proposito è molto significativo l’intervento che abbiamo svolto presso Rocca delle Caminate (Meldola, FC), in cui abbiamo ‘riscaldato’ i locali, dove sono presenti arredi d’epoca in legno, liberandoli dai tarli, gestendo l’attività direttamente dalla nostra sede”.
Un altro aspetto di cui tener conto è la disponibilità dell’alimentazione 380V necessaria per il funzionamento dei termoconvettori, spesso non presente nelle private abitazioni. In questo caso è possibile effettuare l’intervento ad alte temperature su materiali trasportabili infestati (mobili e arredi in legno con tarli o letti e materassi con cimici), in una camera termica, allestita nell’interno dell’azienda di disinfestazione. Si tratta di una soluzione che, pur necessitando del trasferimento dei materiali da trattare, risulta comunque economicamente più conveniente rispetto all’intervento in loco con un ausilio di un generatore di corrente di alta potenzialità a noleggio.