Le notizie provenienti dal contenente sudamericano sui contagi da dengue sono numericamente consistenti. Nei primi tre mesi del 2024 si contano oltre 3,5 milioni di persone che hanno contratto il virus e circa mille morti, tanto che nell’anno in corso pare che i casi siano aumentati del 300% rispetto al 2023.
La dengue viene trasmessa dalle zanzare e il decorso della malattia può manifestarsi in diverse forme molto differenti l’una dall’altra: può procurare un’infezione priva di sintomi, oppure uno stato sintomatico con febbre, mal di testa, dolore muscolare e articolare, eruzione cutanea, nausea, dolore retro-orbitale, ghiandole ingrossate e vomito. I sintomi fanno la loro comparsa 4-10 giorni dopo l’infezione e hanno una durata che varia dai 2 ai 7 giorni. C’è da tener conto che mediamente una persona su 4 è sintomatica e una sola su 20 può sviluppare sintomi gravi, potenzialmente pericolosi per la vita.
“A fronte della situazione sudamericana – spiega Dino Gramellini, presidente di Sochil Verde – sta crescendo anche nella popolazione italiana una forte preoccupazione sul fatto che l’epidemia possa svilupparsi alle nostre latitudini. Ritengo sia necessario fare chiarezza: nei Paesi sudamericani ci sono condizioni climatiche ed ambientali che favoriscono in maniera massiccia la diffusione delle zanzare e in quelle aree sono insufficienti gli strumenti di contrasto di questi insetti. In Italia la situazione è molto diversa: potranno verificarsi casi limitati di contagio, ma abbiamo da qualche anno a disposizione un sistema di prevenzione efficace, il PNA (Piano Nazionale Arbovirosi) e la professionalità di tantissime imprese sul territorio, in grado di attivare percorsi efficienti di contrasto alle zanzare. Il rischio che possano verificarsi situazioni drammatiche per la popolazione è quindi molto lontano”.
“Il PNA ribadisce – continua Gramellini – per quanto riguarda il contrasto agli insetti vettori, concetti che da anni sono alla base delle nostre attività di disinfestazione, ovvero in primis quello di adottare comportamenti finalizzati alla prevenzione. E’ quindi importante una corretta gestione ambientale, per quanto riguarda gli sfalci e la gestione dei rifiuti vegetali, il controllo di fossi, tombini, caditoie, sottovasi, al fine di evitare ristagni d’acqua. E’ indispensabile attivare la lotta antilarvale ai primi caldi e in situazioni di criticità quella adulticida, seguendo le norme di riferimento regionali e locali”.
“In tutto ciò – conclude Gramellini – è bene ricordare che in Italia le attività di controllo possono essere effettuate dai cittadini, che hanno libero accesso a buona parte dei prodotti anti-zanzare: tengo però a precisare che l’intervento di professionisti della disinfestazione presenta un valore aggiunto di non poco conto. Ovvero la capacità, tramite accurati sopralluoghi, di verificare l’entità e la tipologia di infestazione e di attivare le strategie più efficaci da adottare. Nel nostro Paese le specie di zanzare diffuse sono sostanzialmente due: Aedes albopictus (zanzare tigre) la cui diffusione interessa spazi esigui (tombini, caditoie, sottovasi) e Culex pipiens (zanzara comune), la cui proliferazione avviene in ristagni d’acqua di dimensioni più importanti (fossi, laghetti, corsi d’acqua stagnante): in quest’ultimo caso l’intervento di noi professionisti è indispensabile, in quanto servono attrezzature e mezzi adeguati per operare su larga scala”.
L’ufficio tecnico di Sochil Verde è a disposizione per sopralluoghi e ispezioni:
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