Un’infestazione particolarmente complessa e nello stesso tempo alquanto dannosa per l’ambiente, per l’uomo e anche per gli animali d’affezione è certamente quella procurata dalla processionaria, un lepidottero, il cui nome deriva dal tipico movimento sul terreno in fila, che ricorda una sorta di processione. La specie più diffusa sui nostri territori è certamente Thaumetopoea Pityocampa (conosciuta come processionaria del pino). Si tratta di un infestante molto aggressivo che, grazie alle proprie forti mandibole, si nutre degli aghi di pino, causando, quindi, la defogliazione degli alberi, in certi casi anche completa, che, indeboliti, possono anche disseccare: la sua azione, in più, è molto pericolosa anche per l’uomo, in quanto il contatto con i peli urticanti di cui è ricoperta può generare dermatiti e reazioni allergiche e per cani e gatti, che annusando il terreno, possono inalare i medesimi peli urticanti, subendo conseguenze simili all’uomo e, in certi casi, anche gravi problemi all’apparato digerente e respiratorio.
“E’ assolutamente necessario – spiega Gianni Laurenzi, Direttore Tecnico di Sochil Verde – conoscere il ciclo vitale della processionaria per avviare un serio programma di disinfestazione. I periodi in cui può creare più danni sono quelli in cui è nella fase larvale, ovvero ad inizio primavera e a fine estate, quando avvengono le discese in processione dai pini per raggiungere il suolo, per poi interrarsi e trasformarsi in crisalide e successivamente in farfalla. Queste discese possono essere contrastate in forma meccanica tramite apposite trappole ad imbuto posizionate sulle piante, in forma chimica con l’utilizzo di insetticidi irrorati e nebulizzati o anche per mezzo di trattamenti endoterapici, ovvero iniettando nel fusto delle piante invase dalla processionaria prodotti fitosanitari che la rendono inattaccabile”. Nei mesi di luglio/ agosto (periodo in cui avviene l’accoppiamento) sarebbe opportuno posizionare delle trappole a feromoni per la cattura dei maschi al fine di ridurre/evitare la fecondazione delle femmine e la successiva ovideposizione”.
“Nel periodo invernale – continua Laurenzi – il contrasto alla processionaria avviene in forma fisica, ovvero tramite la rimozione dei nidi, che le larve costruiscono mediamente a fine settembre/inizio ottobre, quale ricovero dove trascorrere la stagione fredda. Non è un’operazione semplice, in quanto è necessario dotarsi di piattaforma aerea, viste le altezze dei pini e di adeguate protezioni degli operatori per portare a buon fine l’intervento. Oltre a ciò, una volta rimosso, il nido deve essere smaltito: un’operazione per la quale è necessario rivolgersi ad un centro specializzato. Come sempre, quindi, e ancor più in questo caso, è assolutamente sconsigliato approcciare qualsiasi tipo di intervento per contrastare la processionaria in maniera superficiale o tramite il fai da te”.
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